venerdì 4 aprile 2014

STORIA DI UNA LADRA DI LIBRI / THE BOOK THIEF 2013 la recensione di Francesco Falciani (the Horror Geek)

dopo il salto la recensione... 



STORIA DI UNA LADRA DI LIBRI / THE BOOK THIEF 2013

    “Deutschland, Deutschland über alles, über alles in der Welt…”

    Liesel Meminger è la figlia di due comunisti. Durante il viaggio attraverso una innevata e fredda Germania del 1938, viaggio che la porterà da i suoi futuri genitori adottivi, il fratellino della stessa muore. Da li inizia la storia della piccola ragazza bionda con la sua nuova famiglia (tedesca) interpretata dai bravi Geoffrey Rush (il papà), Emily Watson (la madre scorbutica), il suo nuovo amichetto Rudy (che sogna di essere nero e campione mondiale di corsa) e un nuovo arrivato l’ebreo Alex, sfuggito ai nazisti nella Notte dei cristalli e rifugiatosi dalla famiglia Hubermann, che lo nasconderà anni dalla persecuzione tedesca. Da analfabeta, Liesel imparerà a leggere con l’aiuto dell’affettuoso padre, e saranno proprio i libri, tra i quali il primo rubato al fuoco, l’oggetto di unione tra lei e il mondo.

    Il film è una produzione tedesco inglese, cioè significa che il prodotto doveva essere fin dall’inizio un prodotto da smerciare nel mondo, anche in America dove di storia europea sanno ben poco. Quindi ecco perché un cast internazionale , dal bravo australiano Geoffrey Rush (Shine), alla scorbutica inglese Emily Watson(le onde del destino) che per quanto bravi e di spessore non salvano un film non ben fatto. Una cosa su tutti il fatto di voler “inglesizzare” un film ambientato in Germania. Liesel impara a leggere e a scrivere sul muro della cantine e scrive parole in inglese, legge il MEIN KAMPF di Hitler ed è in inglese…insomma capisco che gli americani come dice Kermit in “Muppets Most Wanted” non guardano film con i sottotitoli” però forzare così un opera con parole in inglese per facilitarne la distribuzione a me non sembra affatto bello, anzi ha infastidito. Si tralascino le cretinate nella trama quale quella di Alex, il ragazzo ebreo, che cancella le pagine di una copia di MEIN KAMPF e lo “inizia” con una parola ebraica per poi darlo come regalo di Natale alla piccola protagonista…cioè faccio chiarezza, un ebreo chiuso in una cantina prende la “bibbia” per eccellenza del nazista medio (scritta in inglese) la cancella e nella prima pagina scrive una parola ebraica, lasciando la copertina con aquila e svastica, per poi darlo in regalo ad una bambina che ancora non comprende la gravità di quello che sta succedendo…insomma poteva benissimo uscire urlando “io sono ebreo vi prego portatemi in un campo di concentramento”. E tralasciamo anche il fatto che la voce narrante non è altro che quella della Morte, Morte che si presenta allo spettatore subito nei primi secondi del film. Un mezzo che poteva anche essere interessante perché usato per dare al film un aspetto fiabesco e magico, ma che poi diventa solo fastidioso. Molti potrebbero anche apprezzare il tentativo di voler rendere tutto un pò più fiabesco, un pò più simile ad un racconto che viene fuori dalle pagine di un libro, o dai grandi occhi celesti della piccola protagonista, ma è difficile trattare un tema così ancora drammaticamente attuale come quello dell’olocausto con temi fiabeschi… per farlo bisogna essere molto bravi e qui ne lo sceneggiatore ne il regista ci riescono, anzi si avverte una certa insicurezza e indecisione nello sviluppare il film. il Lungometraggio soffoca tra la crudeltà degli avvenimenti, che siano quelli storici che quelli così definiti “casuali” (come nel finale del film)… un film che vuole strapparti lacrime per forza ma che poi alla fine riesce solo a farti dire :”Oh no! ODDIO!”…e un film tremendamente lungo che nelle sue 2 ore e poco più ti fa sembrare la pista aerea di ”Fast&Furious 6” una passeggiata! Il problema sta proprio nel fatto che non verte mai stupendoti e non decolla mai, riamane a metà senza essere ne abbastanza magico ne abbastanza reale …il che lo rende insipido lasciandoti quel “non so” di insoddisfazione in bocca.

    Peccato perché le produzioni così sono importantissime. Nel momento in cui il mondo vede “Nuovi” Hitler sbucare da ogni parte (Putin?) e la memoria si fa sempre più sottile e lontana, il cinema rimane uno dei modi migliori per aiutare a comprendere e a viveri quegli orrori che l’umanità per mano propria ha vissuto. Un peccato girarsi in sala e vedere che l’età media è sopra i 40 anni…che i giovani sono i primi assenti.
Francesco Falciani


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