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"se fossi stato tu a morire, tuo fratello avrebbe trovato il tuo assassino e mi avrebbe portato la sua testa su un piatto d'argento !!!"
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Vendetta porta Vendetta
Contestato e acclamato a Cannes e dalla critica di tutto il Mondo, ecco la recensione di Benful dell'attesissimo 'Solo Dio Perdona / Only God Forgives' da ieri nei nostri cinema, il nuovo film diretto da Nicolas Winding Refn ('Drive', 'Bronson') con il granitico Ryan Gosling e una straordinaria Kristin Scott Thomas (la madre che tutti "non vorrebbero avere").
Qui trovate la contro-recensione di Francesco (The Horror Geek): http://boxofficebenful.blogspot.it/2013/06/solo-dio-comanda-only-god-forgives-la.html
Qui trovate la contro-recensione di Francesco (The Horror Geek): http://boxofficebenful.blogspot.it/2013/06/solo-dio-comanda-only-god-forgives-la.html
Solo Dio Perdona / Only God Forgives
Diciamolo subito, questa nuova "esperienza" del regista danese Nicolas Winding Refn ci è piaciuta enormemente già dal primo momento che ne sentimmo parlare, più di un anno fa, ogni immagine che ci arrivava rubata dal set, ogni still, clip, teaser trailer che ci venivano mostrate non faceva altro che aumentarne l'attesa - ripagata - di ammirare questo viaggio negli inferi (di questo si tratta, Julian, il personaggio interpretato da Gosling, cerca la liberazione da se stesso, dal mondo dove è precipitato, la cerca in un poliziotto, Chang, una sorta di angelo sterminatore, di giustiziere, che non si ferma davanti a niente e nessuno, non prova pietà...perchè "solo dio perdona") raccontato attraverso le immagini (poi torneremo su questo), quasi inesistenti i dialoghi.
Appunto i dialoghi...in ogni modo, attraverso l'utilizzo della musica (straordinarie le composizioni di Cliff Martinez, scandiscono il ritmo e il crescere della tensione), che sia strumentale o canzoni, Refn ci priva delle parole - ed è questa una delle critiche più feroci giunte alla pellicola - invece il regista ci costringe attraverso le immagini a sforzarci di comprendere/capire i personaggi che ci vengono mostrati da subito come freddi, violenti, non ci da modo di provare compassione (il fratello maggiore di Julian, Billy è un assassino pedofilo), pietà per loro...per nessuno di loro.
Il film è surreale (non a caso è dedicato al regista Jodorowsky, citato nelle dediche al film), cupo, inquietante (più richiami al cinema di Lynch), violento (molte scene raccapriccianti non ci vengono risparmiate), claustrofobico (tutte le scene degli interni, ricordano i lavori di Kubrick e non solo), incestuoso (il rapporto madre-figlio), il sesso (Julian non riesce ad avere rapporti completi con le donne, quest'impotenza è causata dall'attrazione/repulsione nei confronti della madre, non ci viene risparmiata nemmeno l'immagine simbolica del ritorno al ventre materno) ...le torture (le donne devono chiudere gli occhi, ma gli uomini possono/devono "ammirare lo spettacolo").
Gosling convince nella sua granitica interpretazione (molti storceranno il naso), filtra attraverso i suoi occhi (splendidamente illuminati da Larry Smith) la disperazione di uscire da questa spirale di violenza, ma è con Kristin Scott Thomas attraverso la sua ferocia, la sua versione di madre/vendetta che riesce ad impossessarsi dello schermo...schermo che attraverso un montaggio lento dilata i tempi (il film dura solo 90 minuti ma sembra di assistere ad una pellicola più lunga), ci mostra una Bankok sporca di giorno e "blade runner" di notte, livida, psichedelica, oscura illuminata da luci al neon che fanno risaltare il colore rosso (il lavoro del direttore della fotografia Larry Smith, ex collaboratore di Kubrick, è notevole), rosso come l'inferno...Refn risulta perfino antipatico per come voglia mostrarci quanto sia bravo, perfetto....spudoratamente perfetto, nel saper girare, piazzare la camera, piazzare gli attori (Kristen è perennemente in posa), mostrare le profondità...altro che 3D, le prospettive...non c'è un'inquadratura che sia buttata lì per caso, tutte studiate a tavolino, finte...ma ci piace!
La scena cult "la visione" di Gosling (Julian), immerso nell'oscurità poco prima di venire colpito dalla katana di Vithaya Pansringarm (Chang).
Il film si apre e si chiude con le mani di Gosling, le mani rappresentano per Refn la natura dell'uomo, la violenza, la preghiera, il sesso, le vedremo più volte sullo schermo in una raffigurazione simbolica...
Scordatevi quindi 'Drive' o 'Bronson' se non volete rimanere delusi, se proprio lo si deve incasellare questa nuova pellicola di Refn è più vicina alle atmosfere di 'Valhalla Rising'.
Appunto i dialoghi...in ogni modo, attraverso l'utilizzo della musica (straordinarie le composizioni di Cliff Martinez, scandiscono il ritmo e il crescere della tensione), che sia strumentale o canzoni, Refn ci priva delle parole - ed è questa una delle critiche più feroci giunte alla pellicola - invece il regista ci costringe attraverso le immagini a sforzarci di comprendere/capire i personaggi che ci vengono mostrati da subito come freddi, violenti, non ci da modo di provare compassione (il fratello maggiore di Julian, Billy è un assassino pedofilo), pietà per loro...per nessuno di loro.
Il film è surreale (non a caso è dedicato al regista Jodorowsky, citato nelle dediche al film), cupo, inquietante (più richiami al cinema di Lynch), violento (molte scene raccapriccianti non ci vengono risparmiate), claustrofobico (tutte le scene degli interni, ricordano i lavori di Kubrick e non solo), incestuoso (il rapporto madre-figlio), il sesso (Julian non riesce ad avere rapporti completi con le donne, quest'impotenza è causata dall'attrazione/repulsione nei confronti della madre, non ci viene risparmiata nemmeno l'immagine simbolica del ritorno al ventre materno) ...le torture (le donne devono chiudere gli occhi, ma gli uomini possono/devono "ammirare lo spettacolo").
Gosling convince nella sua granitica interpretazione (molti storceranno il naso), filtra attraverso i suoi occhi (splendidamente illuminati da Larry Smith) la disperazione di uscire da questa spirale di violenza, ma è con Kristin Scott Thomas attraverso la sua ferocia, la sua versione di madre/vendetta che riesce ad impossessarsi dello schermo...schermo che attraverso un montaggio lento dilata i tempi (il film dura solo 90 minuti ma sembra di assistere ad una pellicola più lunga), ci mostra una Bankok sporca di giorno e "blade runner" di notte, livida, psichedelica, oscura illuminata da luci al neon che fanno risaltare il colore rosso (il lavoro del direttore della fotografia Larry Smith, ex collaboratore di Kubrick, è notevole), rosso come l'inferno...Refn risulta perfino antipatico per come voglia mostrarci quanto sia bravo, perfetto....spudoratamente perfetto, nel saper girare, piazzare la camera, piazzare gli attori (Kristen è perennemente in posa), mostrare le profondità...altro che 3D, le prospettive...non c'è un'inquadratura che sia buttata lì per caso, tutte studiate a tavolino, finte...ma ci piace!
La scena cult "la visione" di Gosling (Julian), immerso nell'oscurità poco prima di venire colpito dalla katana di Vithaya Pansringarm (Chang).
Il film si apre e si chiude con le mani di Gosling, le mani rappresentano per Refn la natura dell'uomo, la violenza, la preghiera, il sesso, le vedremo più volte sullo schermo in una raffigurazione simbolica...
Scordatevi quindi 'Drive' o 'Bronson' se non volete rimanere delusi, se proprio lo si deve incasellare questa nuova pellicola di Refn è più vicina alle atmosfere di 'Valhalla Rising'.
Benful.
Dopo il Salto, Trailer e
Clip esclusive...
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