lunedì 4 giugno 2012

CINE CULT: L'IMBALSAMATORE di Matteo Garrone

Morandini: Triangolazione funesta tra Peppino, uomo troppo piccolo che fa l’imbalsamatore, il cameriere Valerio, troppo alto, bello e fragile, e Deborah, aizzosa ragazza con la bocca rifatta sullo sfondo spettrale del Villaggio Coppola in via Domiziana e dei lugubri traffici della camorra. Scritto con Ugo Chiti e Massimo Gaudioso, ispirato a un fatto di cronaca romana, reinventato da Vincenzo Cerami in L’omicidio del nano (in Fattacci, 1997), è il quarto lungometraggio e un giro di boa per il romano Garrone, un raro esempio di noir all’italiana che sa coniugare cinema d’atmosfera con lo scavo psicologico e il racconto d’azione. A livello stilistico, è il miglior film italiano della stagione 2002-03, ammirevole per i modi con cui racconta l’intreccio tra ammirazione, desiderio (che compra e che possiede), omosessualità. Nel trio centrale fa macchia l’ex guantaio Mahieux che ha alle spalle plurime esperienze di cabaret, sceneggiate napoletane, teatro di prosa e cinema. Fotografia (Cinemascope): Marco Onorato. Due David di Donatello, Premio Casa Rossa a Bellaria.


"L'imbalsamatore", 2002, regia di Matteo Garrone.
Un dramma torbido, un thriller dai risvolti molteplici: ironia, perversione scenari post-metropolitani, pieghe nascoste di animi oscuri. Ispirato da una storia vera, un capolavoro del cinema italiano underground, con una magistrale interpretazione di Ernesto Mahieux che gli è valsa un David di Donatello.


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